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I nostri tessuti

Velluto Visconti "Supermaster", Orbace, Lino

BAGELLA, Il vero “ORBACE” e “VELLUTO SARDO”

In questa nota vorremmo sottolineare che il tessuto utilizzato per le confezioni di alcuni dei nostri capi come gabbani e gilet, è vero Orbace. Questo tessuto dalla storia plurisecolare e proveniente dalla attuale filiera che tra mille difficoltà resiste ancora in Sardegna, ha una resistenza eccezionale e caratteristiche naturali di impermeabilità. Da diversi anni però molti comuni panni di lana (adeguatamente trattati per assomigliargli) vengono spacciati per orbace pur non essendolo, questo giustifica infatti i prezzi inferiori presenti sul mercato proposti da svariati confezionisti. La nostra filosofia è però quella di rivalutare realmente la tradizione isolana offrendo un prodotto che rispecchi fedelmente quello che per secoli è stato il vero “tessuto sardo” per eccellenza.

Il vero velluto sardo

Il Velluto Visconti “Supermaster” è il top di gamma per la confezione dell’abbigliamento sardo.

Questa tipologia di velluto, prodotto dal celebre marchio italiano Duca Visconti di Modrone quasi esclusivamente per la nostra isola, è un velluto pesante che richiama gli antichi velluti usati in Sardegna anche per abiti da lavoro.

La scelta di utilizzare questo tessuto per le nostre confezioni è motivata dal fatto di offrire ai nostri clienti un prodotto che sia il più possibile simile al vero abbigliamento tradizionale .

Va sottolineato che l’uso di altri velluti, magari elasticizzati e più economici, dimostrerà la sua scarsa resa nel tempo togliendo inoltre al risultato finale il fascino di un vero capo in “stile sardo”.

Orbace

Tessuto ottenuto dalla lana di pecore sarde.
Resistente e impermeabile, prodotto artigianalmente in Sardegna.

L’orbace è un tessuto di lana ottenuto mediante una specifica lavorazione che risale ad epoche molto antiche (probabilmente questo tessuto era già usato per il vestiario dei soldati dell’antica Roma). Dal sardo orbaci che deriva a sua volta dall’arabo al-bazz, stoffa, tela. L’armatura è a tela e il colore, tipicamente scuro, è dato con la tintura. La particolarità dell’orbace, ottenuto selezionando i peli più lunghi durante la fase della cardatura, era quella di aver subito, dopo la tessitura, un processo di follatura che ne provoca l’infeltrimento, in modo da ottenere un panno robusto ed impermeabile. Normalmente l’orbace viene prodotto in colori scuri, perlopiù nero o grigio.

La follatura richiede di esercitare grandi pressioni sul tessuto imbevuto di acqua calda insaponata, allo scopo di far compenetrare tra loro le fibre e ottenere un tessuto compatto. Questa operazione veniva tradizionalmente effettuata calpestando a piedi nudi i tessuti oppure utilizzando magli appositi (gualchiere), che erano messi in movimento da ruote che sfruttavano la corrente dei fiumi o di altri corsi d’acqua.

In Sardegna, interi villaggi erano dediti alla produzione di orbace che costituiva il tessuto più usato per l’abito tradizionale maschile: non solo per i pantaloni in orbace ma anche per il copricapo (Sa Berritta) a forma di sacco, il corpetto e anche is ragas, il gonnellino.

Lino

Il lino è una fibra composita ricavata dal libro del Linum usitatissimum (lino) composta per circa il 70% da cellulosa.

Come tutte le fibre liberiane, il lino ha una lunghezza media delle fibre elementari che varia dai 20 ai 30 mm; la sua finezza si aggira dai 20 ai 30 micron; la fibra presenta una sezione poligonale.

Il numero di fibre presenti nella corteccia di una singola pianta può variare da 20 a 50.
Il lino ha una tenacità di circa 6-7 grammi/denaro e ha un tasso di ripresa del 12% è una fibra gualcibile e poco allungabile. Le fibre del lino sono contenute nella parte interna della corteccia, chiamata comunemente tiglio. Per ricavarla gli steli, essiccati, si mettono a macerare per qualche giorno in bacini d’acqua, oppure, con metodo più rapido, si sottopongono all’azione del vapore acqueo o di speciali batteri: le sostanze che legano tra loro le fibre si decompongono e si dissolvono, liberando così le fibre.

Gli steli vengono poi fatti essiccare, quindi sottoposti alla maciullatura per mezzo di martelli detti gràmole, azionati a mano o meccanicamente, che schiacciano e frantumano la parte legnosa. L’operazione successiva è la scotolatura, che consiste nell’asportare i frantumi legnosi e separare le fibre. L’insieme di tutte queste operazioni viene chiamato stigliatura. Si arriva pertanto al lino greggio, che viene sottoposto alla pettinatura per separare le fibre lunghe dalle fibre corte e spezzate, che costituiscono la stoppa.

Essendo una fibra rigida i capi assumono un aspetto stropicciato, caratteristica principale che contraddistingue i manufatti.