"SPEDIZIONE GRATUITA"

spesa minima 75€ nel territorio italiano*

Sostenibilità e responsabilità

Materiali eco-sostenibili; impatto ambientale e sociale

Esiste un tessuto, un tessuto naturale e particolarmente resistente, ricavato da una materia prima che dalle nostre parti non solo è abbondante, ma addirittura eccessiva (e tra qualche riga capirete cosa intendiamo), che aspetta solamente di essere raccolta, lavorata per diventare prima un tessuto, poi un capo di abbigliamento.
 Invece no, invece questa materia prima viene spesso sottovalutata e non impiegata come potrebbe, finendo per essere regalata o smaltita, talvolta con costi elevati o con modalità che impattano sull’ambiente. 

Sì, perché il tessuto a cui stiamo facendo riferimento è l’orbace, la materia prima è la lana, i protagonisti di questa storia siamo noi sardi, immersi in una cultura millenaria in cui la pastorizia ha sempre avuto un ruolo centrale. 

In assenza di una filiera strutturata e sostenuta a livello istituzionale, questa materia prima rischia di essere considerata uno scarto più che una risorsa.

Oltre questo fatto – già di per sé emblematico – è che questo avvenga in un periodo in cui siamo tutti pronti a parlare di sostenibilità, come se questa fosse solo un’etichetta da aggiungere in calce a un prodotto e non, invece, un percorso che inizia dalla scelta delle materie prime, con conseguenze che si riflettono in ogni fase della produzione.

Ma andiamo per ordine.

L’orbace: la lana sarda che diventa risorsa

L’orbace è un tessuto di lana grezza, spesso lavorata con metodi artigianali risalenti ai tempi antichi, molto resistente, ruvido al tatto e al tempo stesso flessibile e caldo, tipico della Sardegna. È molto più di un semplice tessuto: è un simbolo della cultura e della storia del nostro territorio.

Una delle sue caratteristiche più straordinarie è la naturale impermeabilità, ottenuta senza ricorrere a trattamenti chimici. Questa proprietà lo rendeva particolarmente apprezzato dai pastori fin dai tempi antichi, che spesso dormivano all’addiaccio avvolti in ampi mantelli di orbace – come su gabbanu o su saccu – dotati di cappuccio, ideali per proteggersi da pioggia, vento e freddo mentre svolgevano le proprie attività a cavallo o a piedi.

In Sardegna esistono più pecore che abitanti (circa 3 milioni di pecore a fronte di 1,6 milioni di abitanti) e, in assenza di una filiera che possa sfruttare questa materia, la lana finisce spesso avviata allo smaltimento.
 Siamo davanti a una fonte di reddito da cui potrebbe derivare un indotto economico notevole, di cui si interrogò ormai più di un decennio fa un progetto CNR/UE*, che coinvolse anche Bagella. Si trattava di un’iniziativa europea nata per rilanciare le lane autoctone, coinvolgendo pastori e artigiani locali.
 Come accennato nell’introduzione, la lana prodotta naturalmente ogni anno supera esponenzialmente quella richiesta.

Senza una rete strutturata che consenta il recupero e la lavorazione di questa risorsa, i pastori – che non hanno né i mezzi né il compito di stoccare lana inutilizzata – si trovano spesso a doverla smaltire, sostenendo costi o affrontando soluzioni poco sostenibili.

Il paradosso è che compratori internazionali utilizzano la lana anche per altri impieghi (ad esempio nella produzione di moquette) e spesso ottengono questa risorsa gratuitamente. 

Ecco che questo progetto, come tanti del resto, si è perso nel momento della sua capitolazione: in sostanza, non c’erano fondi, o meglio, le istituzioni – Regione Sardegna in primis – scelsero di non investire in questa opportunità. Una scelta che ha frenato lo sviluppo di una filiera locale virtuosa, capace di valorizzare l’orbace in chiave contemporanea.

Bagella ha scelto di non lasciar cadere nel vuoto quell’esperienza: oggi raccogliamo l’eredità di un sapere antico e lo trasformiamo in una collezione contemporanea. Come accade con il tweed irlandese – ruvido, forte, identitario – l’orbace racconta chi siamo e da dove veniamo.

* Progetto europeo MED Laine “A la recherche de colours et des tissus de la Méditerranée” (Programma Operativo Italia – Francia Marittimo, 2007-2013), volto alla valorizzazione delle lane locali del Mediterraneo.

Bagella e l’orbace: una storia di cura e rispetto

Bagella, nel suo piccolo, ha deciso di invertire questa tendenza, valorizzando l’orbace come tessuto termico per eccellenza, dalla fibra corta e ruvida, incredibilmente resistente, impiegato storicamente per ghette, calze da lavoro, cappotti, capispalla, giacche, gonne nei costumi tradizionali femminili, giacchetti da uomo e persino per realizzare la berritta, oggi reinterpretato da Bagella in chiave moderna attraverso capi attuali, leggeri e caldissimi.

Abbiamo raccolto l’eredità di quell’esperienza, realizzando capi in orbace e accompagnandoli con un piccolo libricino, pensato per raccontare ai nostri clienti la storia e la sostenibilità di un tessuto così importante per la nostra tradizione. Stampato su carta riciclata, rilegato con fili di vera lana sarda e abbinato a ogni capo o accessorio in orbace, questo libricino rappresenta un gesto concreto di attenzione all’ambiente e alla cultura locale. Un piccolo oggetto, curato nei minimi dettagli, che speriamo venga apprezzato e contribuisca a valorizzare un lavoro artigianale fatto di passione, etica e radici.

A conferma di questo impegno, in occasione della prossima Cavalcata Sarda – prevista per domenica 18 maggio – Bagella dedicherà la propria vetrina proprio all’orbace, celebrando un tessuto simbolo della nostra tradizione con una collezione che ne valorizza storia, sostenibilità e attualità.

Produzione locale ed etica del lavoro

Dietro a ogni cucitura c’è una storia, fatta di tirature limitate, manualità e tutela degli operatori.
 Ogni modello nasce in piccoli lotti, prodotti uno per volta o in pochi esemplari, per evitare sprechi e sovrapproduzione. Il taglio manuale e le fasi meccaniche (come l’asolatrice) convivono con l’esperienza degli artigiani, in un equilibrio che unisce precisione e anima del “fatto a mano”.

Infine, condizioni di lavoro regolari, le retribuzioni eque e orari sostenibili tutelano sia la professionalità degli artigiani locali, sia la qualità dei capi. Un impegno che si riflette nella qualità superiore del capo e nella dignità di chi lo crea.

Sostenibilità: il nostro valore aggiunto

In un mondo che corre verso l’omologazione, Bagella dimostra che la sostenibilità non è un costo, ma un valore aggiunto, dove ogni decisione racconta un’idea di moda capace di coniugare estetica, etica e durabilità.
 È così che si costruisce un futuro più responsabile, un filo alla volta.