Sonos
La dove senti cantare, fermati. Gli uomini malvagi non hanno canzoni.
(L. Sèdar Senghor)
Nell’ambito della società tradizionale sarda la musica aveva un’importanza fondamentale. Infatti canti e suoni accompagnavano tutti i movimenti della vita degli individui, da quelli gioiosi a quelli più tristi, nella quotidianità e nelle feste. Tra l’altro, non era raro che i giovani, riuniti in un gruppo, assoldassero con dei contratti annuali dei suonatori professionisti per accompagnare le danze domenicali e delle solennità, preziose occasioni per corteggiare le ragazze.
La storia della musica, in Sardegna, affonda le sue radici nel tempo e si nutre degli apporti delle diverse civiltà con cui l’isola è venuta in contatto, ma mantiene sempre un sapore unico e inconfondibile, sia quando ha carattere melodico sia quando presenta ritmi articolati. Per questo mantiene un’eccezionale ricchezza di varianti, di forme, moduli e canoni e, oltre alle esecuzioni esclusivamente vocali, monodiche o corali, l’uso di moltissimi strumenti. Dai più semplici congegni sonori, quasi giocattoli, alle sofisticate arcaiche launeddas, alle fisarmoniche ottocentesche, sino a particolari tipi di flauti e chitarre ed oggi, nelle elaborazioni più attuali, agli strumenti elettronici.
Testi Dott. G. Demartis – Disegni Alice Cirronis